Judo-adattato e politica europea

In preparazione del Congresso che si svolgerà in Italia in Aprile

La Commissione Provvisoria sul judo delle persone disabili dell’Unione Europea di Judo (Jacques De La Taille, Andre Wartel, Giorgio Sozzi, Roy Court, Valery Rukhledev), ha fin’ora esaminato:

a) le classificazioni e i settori di pratica;

b) gli adattamenti specifici;

c) quali siano le istituzioni internazionali competenti e marginalmente i risultati di un’inchiesta sulle possibilità di unificare il rilascio dei certificati medici per la pratica del judo ai disabili, in Europa.

Riprendiamo alcune proposte/decisioni.

1)     Persone che esulano dalla pratica del judo competitivo ordinario:

- sordi e muti;

- emiplegici (autorizzati alla pratica) (sindrome caratterizzata da paralisi di una

metà del corpo);

- amputati alle dita (mani o piedi);

- turbe del comportamento e della personalità;

- turbe dell’apprendimento (autorizzati alla pratica).

2)     Persone che possono partecipare a un’attività di judo-educativo:

- infermità motoria cerebrale (IMC);

          - tetraplegici (paralisi motoria dei quattro arti);

- paraplegici (paralisi dei due arti inferiori, o dei dei due arti superiori);

          - emiplegici non autorizzati;

          - amputati con protesi;

          - turbe dell’apprendimento non autorizzati;

          - autistici;

          - altri casi che non rientrano nei programmi specifici delle competizioni organizzate dall’UEJ;

          - handicap visivo;

          - amputazione di un membro superiore (moncherino cicatrizzato),

          - handicap mentale, 3 Divisioni per la competizione e 2 livelli di espressione tecnica che corrispondono a una classificazione funzionale e non a disabilità, incapacità o handicap.

3)     Handicap mentale: la Divisione 1 comprende i praticanti in grado di combinare azioni sia in attacco che in difesa; la Divisione 2 riguarda i praticanti che attaccano e si difendono con azioni dirette (senza azioni combinate); la Divisione 3 raccoglie i praticanti che hanno il senso di opposizione, senza differenziare il ruolo di uke o di tori. Solo le prime due saranno accettate al livello internazionale.

Primo livello di espressione tecnica composto dai praticanti che fanno opposizione reale, questi possono partecipare a livello internazionale.

Secondo livello di espressione tecnica composto da persone che non hanno il senso dell’opposizione e che rientra solo nell’attività delle federazioni nazionali.

Fin qui ho evidenziato in rosso i concetti che non capisco. Riconoscendo la mia incapacità a tradurre, tenderei a considerare gli esperti dell’UEJ come poco capaci di comunicare. D’ora in avanti il colore rosso evidenzia i miei commenti.

4)     L’attribuzione delle persone a queste categorie è responsabilità delle federazioni nazionali (a cui ogni atleta deve essere tesserato), in accordo con i regolamenti UEJ. Quest’ultima darà luogo a una commissione permanente di controllo e valutazione che confermerà le categorie, essendo abilitata a comminare hansoku-make al judoista che abbia barato, come risulta dai test di verifica del suo livello o del suo handicap.

(Potrebbe verificarsi una situazione più complessa di quella dell’anti-doping, con i commissari che sottopongono a test forzatamente psicologici i combattenti prima della gara, reclami, giudici sportivi, risultati invalidati…)

5)     Per precauzione viene proposto che il medico possa intervenire su richiesta dell’arbitro o di sua iniziativa (autorizzazione alla diagnosi e a cure rapide).

(Mi è capitato di trovare medici impreparati davanti a incidenti di strangolamento e di lussazione; ora capiterà di avere medici che non conoscono le disabilità nelle varie forme).

6)     Per i non-vedenti si organizzano gare con categorie di handicap (B1, B2, B3) e di kata (regolamento FFJDA compagno di propria scelta).

Per gli amputati al membro superiore (moncherino cicatrizzato) gare in cui è autorizzata la presa di una sola mano (per fortuna! Sapete quanti ne avrebbero squalificati gli arbitri senza questo codicillo?) e sono proibiti gli strangolamenti (perché proibire sankaku?)

Per i mentali, shiai con regolamento FIJ adattato in senso medico, leve e strangolamenti esclusi, tempo di 4’; nella Divisione 2 penalità solo in caso di recidività intenzionale; kata in coppie di disabili.

7) Istituzioni internazionali ufficiali:

    - INAS-FID (Federazione Internazionale per i disabili mentali);

    - CPISRA (Cerebral Palsy International Sport and Recreation Ass.), infermi motori cerebrali;

    - ISOD (International Sport Organization for the Disables), amputati;

    - ISMWSF (International Stoke Mandeville Games federation) hemi e tetraplegici;

    - IBSA (International Blind Sport Ass.), non-vedenti;

    - EDSO (Organization Europeenne pous le Sport des Sourds);

    - CISS (Comité International del Sports puor Sourds).

7)     Raccomandazioni per il rilascio di certificazioni mediche.

- certificati medici e assicurazioni sono responsabilità delle federazioni nazionali;

- ogni atleta deve presentare un certificato che riporta le sue incapacità a livello di handicap; sono raccomandate le disposizioni dell’INAS-FID;

- verrà applicata integralmente la normativa anti-doping.

Le proposte che portiamo al Congresso del 25 Aprile:

-         Qual è il criterio di definizione del disabile mentale;

-         escludere i disabili mentali dai Campionati e organizzare per essi solo Tornei con valenza amichevole e prevalenza locale (si viaggia per andare a fare judo con amici, non per vincere un titolo);

-         lo scopo dell’attività essendo di tendere all’integrazione, la categoria più evoluta partecipa a un’attività agonistica speciale a cui sono chiamati anche atleti normodotati che danno ai disabili un vantaggio di peso, di età, o di grado.

-         i tempi dei disabili mentali sono diversi; in combattimento proponiamo di ridurli a 3’;

-         per i passaggi di grado si allungano e riteniamo che alcuni possano diventare cinture nere in un arco di tempo che va dai 7 ai 15 anni; le cinture nere possono conoscere tutte le tecniche di judo, ma i regolamenti di ciascuna gara possono escluderne di volta in volta alcune (sutemi e makikomi, leve e strangolamenti, kubi-nage e kata-gatame…);

-         indicativamente le c.n. combattono tra loro o con c.m. e i kyu tra di loro;

-         mettiamo a punto un tesserino per tutti i judoisti (normodotati e disabili) che descriva la situazione dell’intestatario dal punto di vista medico e assicurativo, con i dati di sesso, grado, recapito e associazione di appartenenza, in modo da favorire la responsabilizzazione, i contatti personali e le amicizie, oltre alla partecipazione all’attività.

Il nostro Congresso vuole raccogliere gli operatori per disabili di tutti i Paesi dell’Unione Europea (invitando anche quelli di altri continenti) per presentare all’UEJ delle proposte che sorgono dalla base degli insegnanti di judo-adattato. Intanto giungono notizie di un dissidio tra Belgio (appoggiato dalla Francia e un certo numero di nazioni che comprende l’Italia) e Olanda (con molte altre nazioni soprattutto dell’est). Forse potremmo dire di più, ma non ci conviene, perché ci leggono anche all’estero.

Alla nostra obiezione che, nel caso di disabili mentali, è favorito il più abile e quindi si potrebbero evitare molti trucchi, imbrogli e doping, togliendo importanza alla vittoria (facendo un torneo, non un campionato) e mirando invece all’integrazione (le gare miste normodotati/disabili), ci è stato risposto che con i Campionati possiamo comparire in televisione e quindi promuovere la nostra attività. Coloro che disapprovano questi Campionati possono tenersene fuori.