Rielaborazione di un articolo pubblicato su "LOttavo Giorno", rivista dellAssociazione Sindrome di Down di Verona (AGBD) - anno 3° nr. 3-4 Sett. 2001 / Feb. 2002
DA UN MAESTRO DI JUDO
Il presidente dell' A.G.B.D. (Associazione Genitori Bambini Down) mi ha chiesto di chiarire i presupposti di un'iniziativa, il corso di Judo dedicato ai disabili mentali, che parte da un'idea dell'associazione Kyu Shin Dojo che dirigo e che ha trovato subito positiva accoglienza da parte di enti pubblici, Comune e ULSS, e di associazioni, in primo luogo AGBD, ma anche ANFFAS e AGESPHA.
Sono molto felice di farlo attraverso il vostro giornale perché ritengo siano veramente poche, probabilmente sbagliate, le informazioni sul Judo a disposizione delle famiglie, degli educatori e degli stessi disabili.
Cosa ha a che fare il Judo con i Down? In apparenza nulla, se non fosse che il Judo di cui si parla non è quello sportivo comunemente conosciuto, ma invece il Judo inteso come via educativa. Il suo fondatore, Jigoro Kano (1860-1938), descriveva questa via come mezzo di autorealizzazione dell'essere umano al servizio della società.
Nel vero Judo si cerca ogni giorno lo Spirito del Rispetto. Un lavoro che comincia dal corpo, passa per il rispetto di sé e si estende agli altri e al Tutto. La forma è conoscenza, sapere che attinge allesperienza; la pratica educa al DARE.
Per un maestro concepire il Judo come Via educativa significa scegliere la dignità di educare e la nobiltà di crescere e progredire per essere utile alla società e all'umanità intera; significa avere una visione di vita in cui tempo ed energie personali sono dedicate anche ad aiutare le persone in difficoltà: disabili, emarginati, asociali.
Da questa formazione nasce il progetto "Judo Down e altri" che KSD ha voluto portare anche a Verona, dopo le positive esperienze francesi e quelle, dapprima isolate e poi sempre più raccordate, nate in diverse città soprattutto del nord Italia ormai una ventina danni or sono.
Lattenzione dellassociazione verso le attività sociali, assistenziali ed ecologiche si inserisce nel proposito ampio di realizzare una maturazione collettiva affinché tanto gli abili che i disabili comprendano che siamo "Tutti insieme per progredire col miglior impiego dellenergia".
Kyu Shin Dojo è unassociazione che opera sul piano morale (intendendo leducazione come un fattore di tale natura); su quello culturale per la formazione di persone capaci e attive; infine su quello sportivo per attuare la comprensione del principio proposto in corpo, mente e cuore.
In realtà le due visioni, del volontariato e della formazione dei normodotati, si fondono in quella di una nuova Educazione alla vita che consideri ogni categoria sociale integrata nellumanità.
Le lezioni di Judo adattato puntano verso un obiettivo ben preciso: la scoperta ed il pieno sviluppo delle potenzialità delle persone coinvolte.
Questi gli elementi peculiari dell'iniziativa:
Tutto comincia nello spogliatoio, con l'operazione, molto pratica ma anche simbolica di vestirsi del Judogi (vestito da Judo).
Poi il rito del rei (saluto), la preparazione del corpo (taiso) e gli apprendimenti tecnici che avvengono sempre insieme all'altro.
Elementi che possono dare un valido impulso all'autostima personale ed un contributo al miglioramento del livello di autonomia.
Una delle massime del Judo, Jitakyoei, significa proprio "Tutti insieme per crescere e progredire". Un principio che si scopre nella pratica sul tatami (materassina da Judo) e che va applicato intelligentemente, adattandosi alla situazione, con il "miglior impiego dell'energia" (Sei ryoku zen'yo).
Ecco dunque il chiarimento, la risposta: questa attività con i disabili mentali s'ispira, come ogni azione della nostra vita, ai principi morali cui riconosciamo un valore universale.
Claudio Sanna